il CONVENTO
[..] per volere di Giacomo, vescovo di Valva e Sulmona, fu dato mandato a frate Giovanni Antonio da Castelvecchio di costruire la chiesa [..]
Successivamente alla morte del Santo ed in seguito alle nuove disposizioni organizzative dell’Ordine Minoritico per volere di Giacomo, vescovo di Valva e Sulmona, fu dato mandato a frate Giovanni Antonio da Castelvecchio di costruire il convento per dare una dimora fissa ai frati ed una chiesa più ampia. I lavori della desiderata fondazione di questa Chiesa non furono iniziati che nell’anno 1267 e il 29 di Agosto del 1288 fu celebrata la consacrazione della Chiesa dal Cardinale Gerardo Blanco di Parma, Vescovo di Sabina e Legato nel Regno di Napoli, alla presenza di un rappresentante del Papa Niccolò IV (appartenente all’ordine francescano), di un rappresentante di Carlo II, Re di Napoli, Generale Baiuolo e da Nicola Vescovo di L’Aquila, Nicolò Vescovo di Chieti, Raimondo Vescovo di Aprutino e Leonardo Vescovo di Atri Penne, i quali concessero due anni e quaranta giorni ciascuno di indulgenza ai numerosi fedeli intervenuti alla consacrazione.

La reliquia del Sangue di San Francesco

La Chiesa di S. Francesco è stata famosa lungo i secoli ed è ancora oggi tenuta in grande considerazione, non solo per i pregi artistici, storici ed architettonici ma anche per una insigne reliquia francescana, ivi conservata: un’ampolla contenente il sangue di S. Francesco, tanto che l’eremita del Morrone Pietro Angeleri, nel suo viaggio verso L’Aquila dove sarebbe stato nominato Papa con il nome di Celestino V°, nel luglio del 1294 volle fermarsi a pregare. Qui operò alcuni miracoli tra i quali fece camminare un ragazzo paralitico. Inoltre concesse le stesse indulgenze che in seguito donò alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio.
All’interno della Chiesa si possono osservare rari e pregevoli affreschi della seconda metà del XIV secolo che illustrano in successione gli episodi salienti della vita di San Francesco. E’ notevole quindi l’importanza della presenza francescana nel territorio subequano già dagli inizi del 1300, quando risultano in Abruzzo sei Custodie, tra cui quella Aquilana che comprende 7 conventi tra cui Castelvecchio Subequo con i Frati minori e Gagliano Aterno con il II° Ordine delle Clarisse. La presenza di una rinomata scuola teologica e filosofica nel convento, dove insegna tra il 1315 ed 1325 il dotto e celebre fra’ Andrea da Gagliano, è la conferma della forte e accresciuta presenza culturale e numerica del luogo. L’edificio religioso è il risultato di successivi interventi ed ampliamenti. La parte più antica del complesso è costituito dal braccio orientale del convento, caratterizzato attualmente dalla poderosa costruzione in pietra a vista rinforzata da speroni. Nel corso del XIV secolo si costruisce il primo chiostro, con l’aggiunta di altri due bracci alla prima ala del convento d’origine. Il chiostro trecentesco viene affrescato con scene di vita di S. Francesco, come risulta dai documenti, ma i successivi rimaneggiamenti hanno alterato sia le forme architettoniche che distrutto le decorazioni. Si ha notizia che nel XVII secolo il convento risultava uno dei primi dell’ordine per grandezza e per numero di frati, con grandiose rendite che possedeva dalla sua fondazione, per le insigni donazioni fatte dalle famiglie signorili.
Anche la chiesa subisce notevoli trasformazioni e rimaneggiamenti nei diversi secoli. Attualmente si presenta con un impianto a tre navate con quattro archi a tutto sesto impostati su pilastri ottagonali, un transetto con cappella del Santo sulla sinistra e con il coro quadrangolare al centro, coperti con volte a costoloni ed affreschi riferibili a due fasi pittoriche, databili una alla fine del Duecento e l’altra alla fine del Trecento.

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Fù risarcita, et ampliata la suddetta Chiesa, per maggior capacità dè Popoli, stante la frequenza grande che vi è, l’anno 1647 e ridotta a forma moderna, con tre ale, vi sono fin’hora nove cappelle, e si faranno dell’altre corrispondenti al corpo della chiesa.”

La conformazione della pianta a tre navate (le chiese francescane di solito sono ad unica navata) si fa risalire ad un intervento posteriore databile al 1647, anno di un consistente intervento di trasformazione, non limitato alla costruzione delle volte sulla navata centrale ed alle decorazioni a rilievo, ma di una totale trasformazione dello spazio interno alla chiesa. A testimonianza di questi interventi si legge nella relazione Innocenziana: “Fù risarcita, et ampliata la suddetta Chiesa, per maggior capacità dè Popoli, stante la frequenza grande che vi è, l’anno 1647 e ridotta a forma moderna, con tre ale, vi sono fin’hora nove cappelle, e si faranno dell’altre corrispondenti al corpo della chiesa”. Numerosi gli altari barocchi in pietra e legno scolpiti, su cui prevale per dimensione e fattura l’altare maggiore con il monumentale tabernacolo riccamente intagliato in legno di noce della metà del XVII secolo. A destra dell’altare maggiore si trova la Cappella di San Francesco che conserva un pregiato ciclo di affreschi trecenteschi dedicato alla narrazione della vita del Santo. La stessa cappella di S. Francesco ha subito una manomissione con gli interventi seicenteschi, con la perdita di una parte di scene affrescate per l’apertura dell’arco verso la navata destra (anno 1653). Anche la facciata della chiesa è il risultato degli interventi barocchi con portale dal timpano spezzato, poggiante su piedritti antropomorfi. Nella nuova sistemazione furono reimpiegati elementi più antichi come le due colonnine con leoni stilofori posti ai lati del finestrone e lo stemma medioevale dei Conti di Celano. L’attuale sviluppo della facciata a due spioventi è opera di un restauro del 1927 che ne ha modificato l’originaria conclusione a terminazione orizzontale, tipica delle chiese abruzzesi. Con il decreto di Gioacchino Murat del 1809 per la soppressione degli ordini religiosi, i frati lasciarono il convento; con l’unità d’Italia nel 1861 furono definitivamente confiscati i beni e venduto l’intero convento. Da questo momento il complesso religioso ha un lunghissimo periodo di decadenza, con abbattimenti di un’ala del loggiato superiore ed inferiore, lavori a volta invasivi. Soltanto tra il 1906 ed il 1908 fu riacquistato quasi completamente il convento ad opera di due fratelli frati francescani Padri Luigi e Antonio Buzzelli. La popolazione accolse l’evento con grande tripudio ed aiutò con abnegazione e spirito di sacrificio i religiosi che riprendevano possesso della loro casa dopo 97 anni di forzata assenza. Nel 1936 furono eseguiti lavori e riedificata l’ala che fiancheggia la chiesa. Dagli anni ’50 il convento vede di nuovo un periodo di grave crisi e degrado, fino agli anni 1973, quando iniziano i lavori della Soprintendenza nel complesso religioso che viene restaurato riportando alla luce opere artistiche di pregio.