transetto destro

Cappella di San Francesco

La cappella costituisce il braccio destro del transetto della Chiesa dedicata al Santo assisiate, con rari e pregevoli affreschi trecenteschi di scuola giottesca, illustrati in una sequenza di riquadri riproducenti gli episodi salienti della vita del Santo. E’ coperta da una volta a crociera con i simboli dei quattro Evangelisti entro medaglioni quadrilobati su fondo bleu stellato. Nelle lunette è esposta la giovinezza del Santo: Francesco che dona il mantello al povero. L’apparizione del Crocifisso, affresco andato perduto. La liberazione da parte della madre.
Lungo il primo piano si svolge l’apostolato di Francesco: Francesco preso a bastonate dai briganti per la via per Gubbio. La spoliazione davanti il Vescovo Guido. Il taglio dei capelli di Chiara e l’imposizione del saio della povertà: è la nascita del secondo ordine francescano. Francesco benedice i frati che stanno per partire per le missioni. Francesco che riceve la regola da un angelo e i confratelli che la trascrivono. Il sogno di Innocenzo III che vede la basilica del Laterano cadente e sorretta da Francesco: L’approvazione verbale della prima regola di Innocenzo III. Lungo il secondo piano troviamo Francesco trasportato su un carro di fuoco ed uno stuolo di frati che contempla l’avvenimento. L’incontro con le tre Virtù: (Povertà, Castità, Obbedienza). La prova del fuoco davanti al Sultano d’Egitto (al-Malik al-Kamil) con cui sfida i sacerdoti di Allàh. Chiude un frammento di affresco riconducibile alla predica agli uccelli. In basso si trova l’estasi di Francesco. Una stupenda crocifissione con Francesco orante e stigmatizzato. Segue la benedizione dei frati. La morte del Santo e il dolore dei frati e degli angeli. Infine l’apparizione del Padre che vola verso il cielo, al morente frate Agostino, Provinciale di Terra di Lavoro, che lo prega di attenderlo per entrare insieme nella patria celeste. Le altre pitture sono completamente scomparse nel secolo XVII, quando fu sfondata la parete ed aperto l’arco verso la navata destra (anno 1653), la chiusura di una monofora gotica con la sostituzione di una barocca e l’abbattimento di un altare gotico per l’inserimento di un altare ligneo barocco, che ha danneggiato alcuni riquadri. Nella zoccolatura ci sono medaglioni raffiguranti Santi e Sante alternati con stemmi della famiglia dei Conti di Celano. Si constata che ai 28 affreschi della Basilica superiore di San Francesco in Assisi, qui ne rispondeva un numero identico; ma a causa dei molteplici lavori eseguiti nell’arco del secolo XVII, ne restano oggi solo 17 di cui alcuni gravemente ed irreparabilmente deturpati. Ai predetti affreschi si aggiungono la presenza di graffiti sulle pareti affrescate, con scritte gotiche e datazioni che indicano il 1423 -1441-1447-1491 ed altre successive. Con il restauro del 1973 è stato rimosso e spostato l’altare ligneo di pregiatissima fattura nella cappella di S. Antonio, e riscoperti gli affreschi trecenteschi. Sotto il suo pavimento fu sepolto uno dei più illustri personaggio del casato, Ruggero, detto volgarmente Leggerone o Ruggerone, che dopo una vita assai movimentata e ricca di dolori, vestì il saio francescano e, secondo una epigrafe rinvenuta su un messale miniato del convento, ora scomparso, ma letta e pubblicata dal Bindi e dal Febonio si diceva: “Kalendas martii anno MCCCLXXXIII, obit magnificus vir Rogerius, Celani comes, indelendae memoriae, in Castro Galliani, decima indictione, luna octava, sistentes in signo cancri, paucis post oram nonam, in die Mercurii” Il conte, morto a Gagliano, fu sepolto sotto il pavimento della cappella, nella chiesa di S. Francesco in Castelvecchio.
RELIQUIARIO

DEL SANGUE DI SAN FRANCESCO IN ARGENTO E SMALTI

CORO
Altri affreschi mostrano scene di vita di Cristo e Maria: i frammenti mostrano i quadri della Dormitio Virginis, dell’Incoronazione come Regina Coeli, l’Annunciazione e la Crocifissione. Degli evangelisti ci sono i quattro simboli fantastici.



RELIQUIARIO DEL SANGUE DI SAN FRANCESCO IN ARGENTO E SMALTI
La Chiesa di S. Francesco è stata famosa lungo i secoli ed è ancora oggi tenuta in grande considerazione, non solo per i pregi artistici, storici ed architettonici ma anche per una insigne reliquia francescana, ivi conservata: un’ampolla contenente il sangue di S. Francesco. La fialetta di sangue è conservata in un reliquiario del trecento, formato da un tubo ottagonale di cristallo di rocca, poggiato ed allacciato sopra due piedistalli di argento, ornato di finissimi smalti ai lati, con figure di angeli e gli stemmi dei Conti di Celano che nel secolo XIV regalarono la preziosa reliquia ai religiosi del Convento di Castelvecchio: da una parte l’Annunciazione a fondo bleu con archeggiatura perimetrale rossa: la Vergine indossa veste gialla e manto bleu foderato di verde, l’Angelo un manto violaceo foderato di giallo; fra le due figure lo spazio è occupato da uno stemma anch’esso smaltato; l’altra parte presenta due Angeli in veste violacee, verde e bleu con ali violacee, fra di essi, smaltato lo stemma. Il reliquiario si compone di un prisma ottagonale in cristallo di rocca montato orizzontalmente in argento, sorretto da due fusti a sezione rettangolare e chiuso alle due estremità da smalti traslucidi, in parte caduti. Una delle placchette, contornata da triangolini rossi, rappresenta la scena dell’Annunciazione, con la Vergine e l’Angelo annunciante posizionati ai lati di uno stemma non identificato (variante dell’arme dei conti di Celano?) – scudo gotico antico, d’argento alla fascia d’azzurro, al filetto di rosso in croce di sant’Andrea attraversante sul tutto – sormontato da un terzo personaggio non perfettamente identificabile; l’altra, sempre definita dalla sequenza di triangolini, presenta una coppia di angeli in atto di guardare verso la figura benedicente del Cristo (?) che sovrasta un analogo stemma centrale. Fin da tempi passati, il 17 settembre, ricorrenza delle Sacre Stigmate, in Castelvecchio Subequo venivano indette feste civili e religiose che si concludevano con la solenne processione, durante la quale avveniva la liquefazione del sangue contenuto nell’ampolla. Nel 1591, Federico Cesi, duca di Acquasparta, chiese al Padre Francesco Bonfigli, Ministro Generale dei frati Conventuali, parte della reliquia del Sangue del Serafico Padre conservato a Castelvecchio Subequo. Il Generale, per venire incontro al desiderio del richiedente inviò nella cittadina subequana l’assistente generale “Padre Cola Zuccarini alla licenza et ordine di Sua Paternità” nonché “con licenza apostolica”. Questi, ottenuta parte della insigne reliquia, si rese conto della grande devozione che il popolo avesse per essa e che era “tenuta e custodita con grande decoro e venerazione dai religiosi”. La porzione di reliquia donata al duca Federico Cesi, fu sistemata in una ampolla di cristallo e racchiusa in un vasetto d’argento, custodita “con grandissima devozione e venerazione” nella cappella del palazzo ducale. Nel 1624, in occasione del quarto centenario delle stimmate di San Francesco, il duca decise di affidare l’insigne reliquia “all’arciconfraternita e chiesa delle stimmate” in Roma.